Le emozioni di Piero di Piero Petri

Il mio diario inizia quando, provenienti dalla missione di Upanga (Dar Es Salaam) arriviamo alla missione di Kongwa, lì ci dividiamo in due gruppi: Ermanno, Silvano e Stefano rimangono a Kongwa da Padre Silverio e Claudia, Lisa ed io (Piero), dopo cena partiamo alla volta della missione di Mkoka (km50~) con Baba Egidio. Durante il viaggio notturno nella savana, ci imbattiamo in un grosso gufo reale che, spaventato dal nostro passaggio, spiega le ali per la fuga proprio di fronte a noi e si allontana sfiorando il tetto della nostra auto. Le strade che percorriamo attraversano alcuni villaggi e nonostante l’oscurità ci imbattiamo continuamente in persone a piedi e/o in bicicletta, dobbiamo quindi fare molta attenzione. Dopo circa 45 minuti arriviamo alla missione di Mkoka, grande accoglienza da parte di padre Josef, mama Devota, Nema, Assunta ed i piccoli Dany e Jhonny. Il tempo di assegnarci le camere, breve conversazione e tutti a letto. Tenendo fede allo scopo ed agli obiettivi del nostro viaggio, la settimana inizia con la visita al Nazareth School dove 93 bambini, tutti in divisa scolastica e le loro insegnanti ci accolgono con un saluto speciale cantato e ballato “Karibuuu…♫…♫..!!!”. Prima forte emozione. Ci intratteniamo per circa due ore e concordiamo con le insegnanti l’elenco dei bambini da fotografare per inserirli nel gruppo a disposizione dei genitori che vorranno procedere alla loro adozione. Basil, un prezioso collaboratore di baba Egidio, ci assiste, il suo apporto è fondamentale, va ai villaggi identifica i bambini, li porta alla missione per le foto e li riaccompagna a casa; veramente bravo. Questa attività ci permette di fotografare 57 bambini in tre pomeriggi, di identificarli attraverso anagrafiche certe, complete di informazioni familiari. Con molto piacere riusciamo anche a consegnare alcune lettere e foto dei genitori adottivi della ns. organizzazione, direttamente ai bambini interessati. Ho la fortuna di vedere Egidi, il bambino di 4 anni adottato dalla mia famiglia; sapendo del nostro arrivo è stato accompagnato alla missione: Baci, baci e un lungo abbraccio a lui ed alla mamma Veronica hanno caratterizzato l’incontro. Seconda fortissima emozione. La situazione si ripete per tre giorni consecutivi. I pomeriggi ci vedono sempre impegnati in attività di gruppo assieme ai bambini. Claudia, la ns. splendida compagna di viaggio, organizza e intrattiene i bambini con grande coinvolgimento ed entusiasmo. I giochi semplici che da noi stanno scomparendo, in quel luogo, rappresentano un momento di unione e di serenità. La settimana prosegue con: *Visita a quattro scuole statali: in particolare la Secondary School, una realtà importante in prossimità di Mkoka, i suoi scolari ci accolgono, inquadrati come un reggimento di soldati, intonando l’inno nazionale della Tanzania. Terza forte emozione. Successivamente si esibiscono in cori, ballando su ritmi tradizionali: sono bravissimi, dal più piccolo al più grande. “In questa scuola ci sono 960 alunni ed i maestri sono solo 17”: quindi, spiega il preside, “abbiamo 56 scolari per classe. La nostra è una scuola povera, priva di attrezzature. abbiamo bisogno di molto aiuto, mancano soprattutto aule e banchi ». Il governo tanzaniano sta cercando di creare sempre più scuole gratuite, tra mille difficoltà: gli studenti sono tantissimi e nella maggior parte dei casi i genitori debbono provvedere ai libri e al materiale scolastico e per gente che non ha nulla è davvero difficilissimo. «La vita di questi bambini, spiega il preside, non è facile. Noi li teniamo a scuola dalle 8 alle 14, poi tornano a casa da soli, a piedi, facendo anche molta strada». La visita alle altre scuole è un susseguirsi di emozioni, l’impatto è fortissimo, la mancanza di aule e banchi costringe i bambini ai doppi turni, una metà di loro, seduti a terra, attende pazientemente all’ombra di un albero. *Preparazione alla GRADUATION: 40 bambini della Nazareth School di Mkoka stanno per essere al centro dell’attenzione per il loro passaggio dall’asilo alla scuola elementare. I locali della scuola vengono addobbati per una vera e propria festa, si preparano canti e balli, le insegnanti sono in fermento. Il grande giorno è arrivato, i diplomi sono pronti per essere consegnati a ciascuno di loro. I bambini si alternano sul palco allestito per l’occasione e timidamente si rivolgono alla platea alzando il diploma tra gli applausi dei genitori e dei parenti. *Visita ad un villaggio Masai: Baba Egidio, nella Sua infinita umanità, decide a sorpresa, di riportare a casa i 4 bambini Masai che da oltre un mese non hanno contatti con i genitori. Assieme a mama Masai Veronica, incinta di sette mesi, partiamo alla volta del villaggio e dopo circa 60 km di strade impervie lo raggiungiamo. La prima impressione è quella di vivere in uno dei cortometraggi TV di Licia Colò (alle falde del Kilimangiaro), invece è proprio vero, siamo lì assieme a quelle giovanissime mamme, i loro bambini, il vecchio saggio Masai, il loro capo Isaia e le loro capre che in quel momento stanno rientrando dal pascolo e nervosamente cercano i piccoli. I mitici Masai ricoperti da tuniche rosse, viola e azzurre, adornati da amuleti, orecchini e catenelle ci riservano una caldissima accoglienza; Baba Egidio, venerato come un Dio, abbraccia tutti con affetto e dona loro le caramelle che avevamo portato in quantità industriale. Il capo Isaia per ringraziare baba Egidio del bel gesto, ci regala una capra che alloggiamo all’interno del Land Cruiser assieme ai cinque bambini, mama Masai Veronica, baba Egidio, Lisa, Claudia ed io (Piero). La notte ci trova attivi nel cercare le mucche al pascolo dei parenti di mama Masai Veronica con lo scopo di mungere il latte per i bambini e portarlo alla missione di Mkoka. Dopo un’ora di percorso su sentieri assurdi riusciamo a trovare le mucche e finalmente mama Masai, soddisfatta, munge il latte e lo versa in due contenitori che originariamente contenevano olio lubrificante per automobili. I bambini sono stanchi e si addormentano assieme alla capra mentre mama masai, seduta davanti accanto a baba Egidio, raggiante di gioia, si tiene il ventre per ammortizzare le scosse accompagnando (divertita), ogni buca con “OOH!!!”. Dalla visita a Mkoka, dai ns. contatti diretti con il parroco baba Egidio, i bambini, le insegnanti ed i collaboratori emerge che: A) La Missione è molto efficiente, ben gestita, è impegnata in molte attività agricole e piccolo artigianato. B) Il parroco baba Egidio, la scuola e le insegnanti sono i riferimenti fondamentali dei bambini. C) La scuola è un luogo accogliente e confortevole, ben strutturato ma carente di materiale didattico. Sarebbe importante creare una recinzione per delimitare la zona riservata alla scuola, all’interno dell’area potrebbero essere montati giochi per bambini (altalene, scivoli ecc….) D) Constatato che i risultati sono molto soddisfacenti è necessario porsi l’obiettivo di aumentare il numero delle adozioni a distanza. E) La missione ha necessità di materiali tecnici per la manutenzione meccanica (punte elicoidali, trapani elettrici, viteria, minuteria); dispone di un trattore e di un camion che avrebbero bisogno di una revisione efficace. Baba Egidio si improvvisa ora meccanico, ora idraulico o elettricista purtroppo i mezzi sono vecchissimi e privi di manutenzione, ricchi di modifiche inventate e anche pericolose. F) Adiacente alla missione, c’è un pozzo d’acqua (+o-) potabile e spesso capita che qualcuno, rimasto senza recipiente, va da Baba Egidio a chiederne uno nuovo ma non sempre lo trova. Quindi sono necessari anche contenitori in PVC, secchi con manico e taniche per il trasporto dell’acqua. G) Adiacente alla scuola è stata costruita una struttura fatiscente di lamiere ondulate che accoglie il gruppo degli alunni masai: una donna e quattro bambini. Sarebbe opportuno intervenire quanto meno per migliorare l’interno e renderlo più confortevole. Infine, una breve ma doverosa riflessione personale su baba Egidio Guidi 75 anni, da Premilcuore (FO): definito il mito viaggiante, l’uomo della notte, lo tsunami; sempre coerente con sé stesso senza ripensamenti, vive solo per gli altri, combatte le battaglie giornaliere della vita con caparbia determinazione, cerca tra infinite difficoltà di accontentare tutti coloro che hanno bisogno; il suo vocabolario è privo della frase “NON POSSO”. Numerose volte, nella mia breve sosta a Mkoka, ho visto persone, sporche, mal odoranti, seminude entrare nella missione a chiedere qualcosa da mangiare e Lui, baba Egidio confortarli e scherzosamente dire loro: “Io bonini, siediti con noi e mangia quello che c’è”. Forse qualcuno in quello stato estero all’interno di Roma dovrebbe sapere, conoscere ed imparare le gesta dell’uomo della notte e degli altri numerosi missionari come Lui. Mi auguro solo che Qualcuno dall’Alto lo faccia vivere in efficienza ancora a lungo, l’Africa non può fare a meno di Lui. La mia prima esperienza in Tanzania è stata una delle più belle cose avute dalla vita; con la mia famiglia stiamo già pianificando i turni per ritornare prima possibile da Jhonny, Dany, Egidi, Michel, mama masai Veronica e con il solo obiettivo di regalare ancora altri sorrisi e altri attimi di allegria. Ora c’è l’Africa nel mio cassetto: un forte richiamo con abitudini e ritmi che riempiono le mie giornate europee ricche di superfluo; un legame fortissimo con gli affetti lontani nati in pochi giorni, con i quali cerco di condividere il mio vivere quotidiano. Sono loro i veri autori di questo diario, senza di Loro la mia penna non avrebbe saputo cosa scrivere. A presto bambini, a presto Baba Egidio, a presto Africa.