Andoharano: l'acquedotto di don Vittorio
Durante la visita in Madagascar del 2018, riflettendo con le suore della Missione di Analaroa, si maturò l’idea di realizzare qualcosa anche in altri villaggi: finora ad allora, infatti, oltre ai vari sostegni ai progetti delle Orsoline, si erano realizzate alcune opere in un villaggio vicino alla fattoria di Massika Alika, Antsantahanteraka in alcuni anni successivi (acquedotto, docce e lavatoi, serbatoi aggiuntivi, ecc.). Si ritenne opportuno quindi agevolare altri villaggi, per evitare di privilegiarne esclusivamente uno e creare così una sorta di scompenso nei confronti di altri. Fatta questa premessa, le suore ci indicarono il villaggio di Andoharano, un villaggio lungo la strada per Ambatomanoina, molto povero, di circa 700-800 abitanti. Ci recammo sul posto in cerca del capo-villaggio per offrire la nostra eventuale disponibilità di aiuto per ciò che loro ritenevano più utile realizzare. Dopo le prime perplessità sulla nostra visita, esponemmo al capo-villaggio le nostre intenzioni, e dopo un ventaglio di proposte ci fu risposto, con molta serietà, che ne avrebbe parlato con gli anziani del villaggio e così avrebbero deciso. La proposta più significativa sembrava, inevitabilmente, quella di portare l’acqua in questo villaggio del quale il nome, paradossalmente, significa “luogo dell’acqua” (ma acqua non ce n’è). La mattina dopo, una delegazione di 12 uomini vennero nella missione e comunicarono la loro decisione: avere l’acqua. Incaricammo loro stessi di trovare la soluzione più idonea, se scavare pozzi oppure trovare una sorgente, senza impoverire altri villaggi, di valutare il tutto e farci avere indicazioni. L’unica cosa che fu chiesta a loro (accolta con molta disponibilità) fu quella di lavorare direttamente nella realizzazione dell’opera in modo tale che potessero sentirla come cosa loro e, di conseguenza, averne cura nella manutenzione. Dopo aver fatto le loro verifiche, tornarono il giorno dopo: avevano trovato una sorgente a 14 km di distanza; avevano fatto tutti i calcoli del materiale occorrente (tubi, raccordi e materiale vario), avevano valutato l’installazione nel villaggio di un deposito e di sei fontane (con i relativi calcoli di mattoni, cemento, rubinetteria, ecc.). Nel computo dettagliato risultava un costo complessivo in ariary (moneta locale) pari a 8.500 euro; a questa cifra aggiungemmo il costo per il trasporto del materiale dalla Capitale, circa 1.500 euro. All’attesa di questi uomini, consumati dalla fatica e dal sole ma desiderosi di avere l’acqua, questo bene prezioso, ci guardammo in faccia e si disse, quasi istintivamente, che si doveva fare. Appena comunicata la nostra risposta, la gioia si palpava con mano e, per quanto possa essere indescrivibile, la commozione prese il nostro cuore.
Rientrati in Italia, ci siamo adoperati per trovare i fondi necessari anche per questo progetto, insieme agli altri e, grazie alla generosità di coloro che si lasciano contagiare, abbiamo mandato i primi contributi affinché iniziassero i lavori. Dopo 15 giorni dal nostro rientro, 100 uomini stavano già lavorando per scavare il canale per interrare i tubi (14 km), coordinati dall’eccellente e responsabile opera del capo-villaggio. Abbiamo seguito le varie fasi attraverso le foto che, tramite le suore, ci venivano trasmesse.
In questo viaggio 2019, precisamente nel pomeriggio del 24 novembre, abbiamo inaugurato il deposito e le sei fontane. Grande festa nel villaggio, con danze, musiche e discorsi. L’acqua arriva con un bel flusso. La gioia di tutti era palpabile. Ci ha commosso ancora vedere il capo-villaggio, un uomo austero, con le lacrime agli occhi per la gioia di vedere realizzata un’opera e di vedere la gioia dei suoi concittadini. La serietà di quest’uomo e degli altri del villaggio si è confermata anche nell’organizzazione dell’erogazione dell’acqua: questo bene prezioso va custodito, gestito e mai sprecato; quindi hanno provveduto a “disciplinare” l’uso coinvolgendo nella responsabilità tutto il villaggio.
Grande festa e tanti regali portati a noi: cipolle, banane, fagioli… e una carota, quella del bambino che per tutto il giro della benedizione del deposito e delle fontane mi ha tenuto per mano e che ha voluto partecipare con questo dono che ha avuto un grandissimo valore.
Il poco di tanti può diventare molto per qualcuno… ed anche ad Andoharano l’abbiamo sperimentato.