Appunti di viaggio in Tanzania - 31 luglio–6 agosto 2006 di Dott. Enrico Cecchetti (Deputato Fondazione MPS)

Lunedì 31 luglio
Il primo tratto del "volo" è, in autostrada, per Roma. Parto da casa alle 2 del mattino assieme a mia moglie, Maria Pia; all'uscita di Valdichiana ci aspettano due compagni di viaggio, Luca Venturi, presidente di Gabnichi Onlus e sua moglie Michela; con loro trascorreremo piacevolmente tutta la settimana. Manca ancora qualche minuto alle 5 e siamo a Fiumicino.
Al check in conosco Padre Corrado, una bella persona, segretario del Centro di Animazione Missionaria della Provincia Toscana dei Frati Minori Cappuccini, che è all'ennesimo viaggio in Tanzania dove, come ogni anno, addirittura dal 1970, accompagna decine di ragazzi e ragazze di Siena, Firenze e di altre zone della Toscana a compiere ricche esperienze in terra d'Africa. Quest'anno sono 18 i giovani che per un mese, ospitati in diverse missioni presenti nel Paese, sono impegnati in varie attività lavorative, come manovali, imbianchini, addetti alle pulizie, ma anche animatori con i bambini in scuole e centri sanitari. Davvero guardando questi ragazzi, assolutamente normali, viene spontaneo pensare a quanto parziali e pieni di stereotipi siano i giudizi prevalenti sui nostri giovani !
I voli sono senza intoppi ed in perfetto orario. Come al solito, andando in Africa, il primo tratto è verso nord; questa volta, dato che voliamo con la Swiss Air, facciamo scalo a Zurigo. Alle 10,00 partiamo con un Airbus A330, pieno in ogni posto, prevalentemente di turisti diretti verso i grandi parchi di Kenja e Tanzania e le coste di Zanzibar. L'aereo fa infatti scalo a Nairobi, dove rimaniamo, senza scendere dall'aereo per poco meno di un'ora. Nella sosta riaccendo il telefonino e mi raggiunge un sms del mio amico Ismaele che mi invita (!) " a prendere un caffé a Kigali", dove sta per arrivare reduce da una straordinaria esperienza nell'est del Congo, dove ha partecipato ad una missione di una sessantina di osservatori della società civile in occasione delle elezioni presidenziali e per il parlamento della RDC. Sono state le prime elezioni, dopo quelle post indipendenza, in questo enorme Paese, che per  quaranta anni ha conosciuto solo dittature e terribili guerre, che è ricchissimo, ma solo per pochi privilegiati e per le multinazionali che lo sfruttano.
Finalmente poco oltre le 20, ora locale, siamo a Dar es Salaam. E' piena notte; siamo vicini all'equatore, le giornate sono sempre di dodici ore, con lievi differenze stagionali e il giorno ed il buio arrivano all'improvviso.
Ad aspettarci all'aereoporto troviamo un simpatico frate, Padre Giorgio, pinzetto bianco e continue battute. Non sono arrivate alcune valige dei ragazzi e quella di Padre Corrado, ma anche questo è "normale"! Un pulmino ed un camion per le valige ci portano al Cefa, un ostello gestito da una ONG , dove ci viene assegnata addirittura una camera con bagno; gli standard sono africani, ma proprio per questo il "privilegio" ancora più apprezzato. Fa caldo, ma sopportabile. Ceniamo con una "colazione leggera" a base di marmellata, biscotti e arachidi e di corsa andiamo a letto.

Martedì 1 agosto
Ci separiamo dai ragazzi, alcuni dei quali rincontreremo nell'interno del Paese nei giorni successivi. Oggi il nostro "autista-guida" è Padre Leonardo che, prima di accompagnarci a Pugu, una località poco fuori da Dar Es Salaam, ci aiuta a prendere contatto con la più grande città della Tanzania. L'impressione generale è buona, ovviamente pensando ad altre metropoli africane: pulizia discreta lungo le strade che percorriamo, c'è abbastanza verde ed il traffico appare sopportabile. Naturalmente siamo attratti da un grande mercato di artigianato locale, dove predominano oggetti in ebano, prodotti in diretta accanto ai negozi e non perdiamo l'occasione per alcuni acquisti e per cimentarci nelle rituali e sfiancanti trattative sul prezzo.
Passando lungo il mare vediamo il porto, un mercato del pesce appena pescato e la residenza del Presidente che è ovviamente una villa grande e bella, ma che non appare così blindata come spesso succede in Africa e non solo. Ci fermiano anche per scendere qualche minuto in una spiaggia di sabbia fine e chiara, dove Michela raccoglie belle conchiglie; c'è la bassa marea, l'Oceano Indiano si è ritirato di qualche centinaia di metri.
Arriviamo a Pugu, dove presso la locale missione, trascorreremo la notte, prima del lungo viaggio verso l'interno. Padre Leonardo è preoccupato per la Chiesa dove si sono aperte ampie crepe ed ha chiesto l'intervento di Luca che, oltre ad occuparsi di cooperazione internazionale, fa l'ingegnere, o meglio dedica spesso, in forme assolutamente gratuite, le sue competenze professionali ad iniziative di solidarietà. Luca aveva già visto l'edifico lo scorso anno e quindi aveva ipotizzato un intervento di consolidamento con micropali di cui in questo viaggio intende verificare la fattibilità con ditte presenti in loco.
Cominciamo a trovare quello che ci apparirà il principale problema anche della Tanzania: la carenza di acqua. La missione compra l'acqua per lavarsi; per il giardino  c'è un piccolo contenitore per la raccolta dell'acqua piovana.
Tutto attorno c'è una grande scuola secondaria maschile pubblica, numerosi ampi edifici, dove molti ragazzi risiedono, grandi alberi, viali, un campo di calcio.  Ma è soprattutto l'atteggiamento dei numerosi di studenti a dare l'idea del "campus": è pomeriggio, alcuni stanno studiando all'interno degli edifici, altri all'aperto su panchine, singolarmente od in piccoli gruppi, altri passeggiano tranquilli, poco lontano è in corso una partita di pallone.
Parlando con Padre Leonardo anche lui sottolinea la grande attenzione dedicata alla scuola nel Paese che è senz'altro la più straordinaria e concreta eredità di Njerere, il primo Presidente della Tanzania indipendente. La figura di Njerere, anche nei giorni successivi, ci apparirà sempre molto presente; senz'altro il "padre della patria", ma anche una presenza "concreta" con l'eredità politica di un Paese pacifico, dove si svolgono elezioni multipartitiche, dove terminati i due mandati nel dicembre scorso il precedente Presidente non si è ripresentato. Il CCM (Chama Cha Mapinduzi o Party Revolutionary), il partito fondato da Njerere, continua a vincere con oltre l'80%, ma ci dicono i Cappuccini, come gli altri italiani con cui parliamo, le elezioni sono regolari ed il partito è un soggetto politico vivo, dove si discute, ci si scontra, c'è un processo vero di formazione delle classi dirigenti.
Il Presidente Jakaya Kikwete è un mussulmano, ma esplicitamente più apprezzato dai frati con cui parliamo, rispetto al precedente che era cattolico. Non esistono conflitti religiosi, a parte qualche problema nella zona di Zanzibar.
A cena incontriamo piatti locali: polenta, riso,  fagioli, spezzatino e continuiamo a chiaccherare di Africa e ... del mondo.

Mercoledì 2 agosto
Alle nove siamo già sulla land rover che ci porterà a Kongwa, nella regione di Dodoma, dove è stata trasferita la capitale politica del Paese con l'obiettivo di contribuire allo sviluppo delle aree più interne, dove è ancora in corso il trasferimento dei ministeri ed un mega palazzo del Parlamento è stato da poco costruito dai cinesi.
Ci è venuto a prendere, con un autista tanzaniano, Francesco, da quarant'anni in Africa, artigiano tuttofare, ma soprattutto esperto falegname.
Percorriamo oltre 400 chilometri di strada per un lungo tratta asfaltata: le immagini che ci vengono incontro sono quelle tipiche dell'Africa, ma la situazione non ci appare così "disperata" come in altri Paesi. Incontrimo spesso rivendite di materiali da costruzione, file di mattoni cotti al sole, moderni distributori di benzina, grandi coltivazioni di agave con cui si fanno le corde, tralicci di corrente elettrica, ma anche povere capanne di fango in "stile" Masai e molti bambini con taniche enormi che vanno a prendere l'acqua.
Man mano che ci inoltriamo nell'interno il paesaggio cambia, il verde diminuisce, la savana diventa sempre più brulla, spuntano i baobab. L'ultimo tratto è una pista non asfaltata piena di sassi sconnessi e per qualche tratto con fondo sabbioso, ma anche qui si viaggia spesso a 70-80 chilometri orari.
Quasi tutto il tragitto è coperto dalla linea per i telefonini. Davvero questa appare come la principale novità degli ultimissimi anni. Nei posti più sperduti, dove magari non arriva l'energia elettrica, squillano i nostri telefonini e, sempre più numerosi, anche quelli dei locali. La telefonia mobile ha improvvisamente contribuito a superare uno dei principali gap nella comunicazione accumulato nei decenni scorsi dall'Africa con il nord del mondo. Ci domandiamo quanto questo può contribuire allo sviluppo ? Può succedere anche in altri campi di "bruciare le tappe" e passare senza tanti passaggi all'utilizzo delle più moderni tecnologie ?
Poco dopo le 15 arriviamo alla missione di Kongwa, dove ci aspetta Padre Silverio. Incontriamo tre ragazze del gruppo di Padre Corrado arrivate ieri e già impegnate in lavori di pulizia straordinaria nei locali del centro sanitario e con i bambini dell'asilo.
Silverio ci accompagna a visitare un impianto di dissalazione e potabilizzazione delle acque realizzato nell'area della missione con un coofinanziamento della Fondazione MPS dello scorso anno di 20.000 Euro.
Entriamo così subito in contatto con il problema più drammatico anche di questa parte dell'Africa: l'estrema carenza di acqua. Ci dicono che tutto è reso ancora più difficile dalle limitate precipitazione nelle ultime due stagioni delle piogge. Qui la situazione ci appare davvero paradossale: siamo a circa 1400 metri di altezza, scavando pozzi ad oltre 60 metri di profondità si trova acqua in abbondanza, ma... è salata e con un alto contenuto di solfati e cloruri pericolosi per la salute. Da qui l'idea del dissalatore realizzato grazie alla consulenza gratuita del geologo Piero Fantozzi  del Centro di Geotecnologie dell'Università di Siena e di Claudio Pinzuti di Nuove Acque di Arezzo. L'impianto è perfettamente funzioante, in grado di produrre 250 litri l'ora di acqua potabile, che è quella che abbiamo bevuto nei giorni di permanenza a Kongwa, ma paradosso nel paradosso non viene fatto funzionare 24 ore su 24 perchè il costo dell'energia è elevato. Ci informiamo, facciamo due conti e capiamo che si tratta appena del corrispettivo di 7-8 euro il giorno, circa 200 euro il mese, cioè di una cifra tranquillamente sopportabile da qualsiasi nostra parrocchia o piccola associazione. Grazie all'intervento di Padre Corrado il problema sarà presto risolto. Intanto Luca raccoglie i dati necessari per verificare la fattibilità dell'ipotesi di funzionamento dell'impianto ad energia solare. Siamo informati anche del fatto che, con un investimento limitato, sarebbe possibile raddoppiare o triplicare l'acqua depurata !
Nel tardo pomeriggio Luca presenta il progetto della Scuola Secondaria femminile che, d'accordo con i Cappuccini e su richiesta delle autorità, Gabnichi Onlus intende realizzare a poche centinaia di metri dalla missione, in una ampia area già individuata. E' presente anche Deo, un impresario edile tanzaniano, in rapporti di lungo periodo con i frati e che anche Luca conosce bene, perchè la sua impresa ha realizzato l'asilo di Mkoka che sarà inaugurare il prossimo sabato.
Si sviluppa una vera e propria "trattativa", assai "intensa": Deo parla dei forti aumenti del costo dei materiali e degli operai; dice che gli stipendi sono aumentati da 60.000 fino anche a 100.000 scellini tanzaniani al mese, poco più di 60 euro !
Luca è bravo ad usare sia l'esperienza dei costi della costruzione dell'asilo appena terminato, sia considerazioni che chiamano in causa la necessità del massimo impegno anche locale per il loro sviluppo. La discussione continuerà anche nei giorni successivi, faremo un sopralluogo sull'area scelta, ma alla fine l'accordo sarà perfettamente compatibile con il piano finanziario preparato da Gabnichi Onlus.
Subito dopo cena andiamo a letto; la camera è "spartana", ma i lettini buoni, il bagno è comune con gli altri ospiti, subito fuori. Vedendo un geco che girottola sul soffitto, ci consoliamo dicendo che "mangia le zanzare". Sarà vero, ma durante la notte il ronzio è abbastanza assillante. Dalla notta successiva risolveremo il problema usando la zanzariera collocata sopra i letti.

Giovedì 3 agosto
Partiamo per Mkoka per verificare la situazione in vista dell'inaugurazione di sabato. Sono circa tre quarti d'ora di viaggio lungo piste non asfaltate, dove Francesco guida sicuro, anche a 70-80 km orari e noi balliamo "alla grande". Attaversiamo aree con distese di baobab, ma soprattutto con brulli alberelli e numerosi villaggi con capanne di fango e paglia. La missione è ai margini della cosiddetta "steppa Masai", in una zona remota e ad alta densità di popolazione. Ci accoglie Frate Egidio, sempre in frenetica attività, tra un lavoro di meccanico sul trattore e quello di educatore con i bambini. Attorno alla scuola materna la scena è incredibile: circa 200 persone, moltissimi sono ragazzi delle scuole con le loro divise, lavorano a ripulire e sistemare tutta l'area circostante. L'edificio è davvero molto bello, un ingresso, quattro ampie aule, cucina, servizi ed una grande "aula magna", buona la qualità delle rifiniture, i locali sono luminosi, i soffitti alti e con controsoffitto in legno. Tutto è stato realizzato in appena otto mesi, spendendo circa 70.000 Euro, con un contributo della Fondazione MPS di 50.000 Euro. Mi viene da pensare: qualità europea, stile e costi africani. Luca colloca sul muro della sala riunioni una dozzina di ceramiche decorate con animali e disegni vari realizzate dai ragazzi dell'istituto d'Arte di Siena.
Con l'aiuto di Padre Egidio e di un suo collaboratore locale, Michela individua i bambini coinvolti nelle adozioni a distanza attiviate da Gabnichi, consegnano letterine, piccoli regali e la t-shirt dell'associazione. A pranzo, al solito evito pasta all'italiana e mi gusto capretto alla brace, polenta e fagioli.
Siamo di ritorno: terra rossa, ancora tanta polvere e per fortuna che è la migliore stagione dell'anno!
Tornato a Kongwa vengo a sapere che proprio accanto alla missione ci sono l'ufficio e le abitazioni di quattro "espatriati" di LVIA, una importante ONG italiana con sede centrale a Cuneo, ma presente anche in Toscana. Incontro il responsabile per la Tanzania, Riccardo Paloscia, un giovane agronomo di Prato qui orami da un anno e mezzo che mi parla delle attività nel Paese, sviluppate con un ampio coinvolgimento di personale locale. Particolarmente interessante il loro impegno nel microcredito. A Kongwa stanno costruendo una biblioteca che mi dice avrà sicuramente un grande successo.

Venerdì 4 agosto
Abbiamo in programma un viaggio a Dodoma distante circa un'ora e dieci dalla missione; ancora un tratto di strada in larga parte non asfaltata percorsa a forte velocità, saltando maledettamente.
Passiamo pochi minuti da una Casa per bambini orfani e malati di Aids dove otto suore seguono 35 bambini; Francesco vuol far vedere a Luca i lavori in corso per una nuova struttura finanziata dalla Provincia di Trento.
Poco lontano, alla ricerca di un pezzo di ricambio per la pompa del dissalatore, ci fermiamo presso la sede di una grande ditta canadese di perforazione pozzi e attività legate all'acqua, collegata alla presenza in Tanzania, fino dal 1976, dei "Missionaries of the Precious Blood" del Canada. Sembra di essere in un altro mondo: verde, orti, piante e fiori di ogni tipo. Davvero con l'acqua si può tutto!
Io e Luca ci fermiamo presso gli uffici del Centro Mondialità Sviluppo Reciproco, una Ong livornese, dove conosciamo il responsabile locale Giuseppe Baldi. In questi giorni è in Tanzania anche il fondatore e direttore di CMSR, Paolo Siani, profondo conoscitore del Paese, ma non riusciremo a incontrarci se non sull'aereo di ritorno. Baldi ci parla delle loro iniziative principali: nella lotta all'Aids con attività di informazione e prevenzione, compresa la creazione di centri giovanili, nella riabilitazione di dispensari rurali e nell'impegno per l'acqua, che resta la loro attività principale, soprattutto con la costruzione di pozzi superficiali (circa 10 metri di profondità). Si sono misurati anche con la riabilitazione di pozzi di profondità costruiti in passato da altri soggetti e non più funzionanti, soprattutto perché non era stata prestata la necessaria attenzione alla formazione ed al coinvolgimento degli abitanti dei villaggi interessati.
Quando ci ritroviamo con Maria Pia, Michela e gli altri ragazzi che ci hanno accompagnato apprendiamo che ci siamo perduta l'esperienza... di un incidente in Africa. Infatti, subito dopo averci lasciato, la nostra land rover è andata a sbattere,   fortunatamente a bassa velocità, contro una macchina, senza danni per le persone, ma  abbastanza per la carrozzeria. Ci siamo persi i lunghi e meticolosi rilievi della polizia tanzaniana, la trattativa dal carrozziere per valutare il danno della macchina e, soprattutto, l'inizio dei lavori per ripararla, con la parte danneggiata legata ad un albero per raddizzarla.....!
Assai stanco, soprattutto per il viaggio, verso le due e mezza del pomeriggio siamo di ritorno alla missione.
Nel pomeriggio approfitto di un pò di tempo libero per fare con Maria Pia un passeggiata verso il centro del villaggio. Alcuni bambini ci salutano in inglese, che è insegnato fino dalle prime classi ! Il buio che cala all'improvviso ci coglie ancora lontano dalla missione e ci viene spontaneo di allungare il passo per tornare indietro.
Dopo cena siamo invitati a bere una birra dagli amici di LVIA, dove conosciamo Paolo Eramo, membro della direzione di LVIA che in questi giorni è in visita in Tanzania, dove unisce la visita ai progetti della Ong al viaggio di nozze. Ovviamente i temi della interessante chiaccherata sono la cooperazione internazionale, la Tanzania, le nostre e le loro attività.

Sabato 5 agosto
E' il giorno dell'inaugurazione dell'asilo. Sulla Land Rover per Mkoka siamo in tredici; per fortuna Padre Silverio ne tiene conto nella guida!
Si comincia con la Messa, celebrata dal Vescovo e da tutti i frati presenti, che dura quasi due ore nella Chiesa ancora non terminata. Nell'edificio sono stipate almeno 7-800 persone; moltissimi sono bambini che seduti per terra ci circondano e ci guardano curiosi. In prima fila, assieme a noi, ci sono un gruppo di autorità locali, con il prefetto del Distretto.
Terminata la Messa, la cerimonia si trasferisce fuori tra la Chiesa e l'asilo e va avanti per un altro paio d'ore. Intervallati da ripetuti problemi con l'altoparlante che fa le bizze, intervengono tutte le autorità presenti, mentre padre Egidio fa il moderatore, l'interprete, l'animatore, l'elettricista... parlando complessivamente più di tutti. La cerimonia prevede anche la messa a dimora di alcune piccole piante di fronte all'asilo. Dopo l'inaugurazione, con tanto di taglio del nastro, la visita ai locali, la firma su un registro e le danze di benvenuto di due gruppi di ragazze e ragazzi, interveniamo brevemente io e Luca. Naturalmente Egidio traduce aggiungendo ciò che ritiene utile. Al termine il Vescovo, che parla benissimo italiano, prende la parola per ringraziare e  ribadire l'importanza del riferimento che avevamo fatto dicendo  "adesso la scuola è vostra".
Si è fatto tardi; abbiamo fame noi, figuriamoci gli altri! Non conosciamo il programma e prima di capire abbiamo un "attimo di crisi": in fondo all'ampio salone dell'asilo, alcune autorità, il Vescovo, io e Luca, una decina di persone in tutto, veniamo fatti accomodare agli unici tavolini presenti debitamente apparecchiati; di fronte a noi, sedute  sulle sedie, vengono sistemate oltre un centinaio di persone, che ci guardano, mentre altre centinaia si accalcano fuori. Cominciamo per primi, abbiamo anche il privilegio delle posate, ma poi... c'è da mangiare per tutti. Le stanze della scuola sono piene di bambini e adulti seduti sul pavimento che prendono riso e polenta da grandi pentole poste al centro della stanza.
E' pomeriggio inoltrato quando torniamo alla missione a Kongwa; ci aspettano quattro venditori di prodotti di artigianato locale e con le necessarie trattative compriamo qualcosa da ognuno.

Domenica 6 agosto
Poco dopo le otto, siamo in viaggio per Dar Es Salaam. Abbiamo a disposizione per tutto il giorno come autista e accompagnatore Jumain, un tanzaniano a cui sembra non mancare lo spirito di iniziativa: oltre a servizi vari per la missione, fa il meccanico e gestisce un bar ristoro con tanto di giardino, panchine e tavoli all'aperto.
Abbiamo quasi sei ore per guardarci intorno: lungo tutte le strade che percorriamo ci sono i cavi che trasportano l'energia elettrica, ma molte delle migliaia di casupole e di capanne che incontriamo non solo allacciate. Man mano che ci avvicianiamo a Dar Es Salaam il paesaggio cambia, diventa assai più bello, più verde, vediamo molti banani e grandi palme. Anche il traffico diventa molto più intenso.
In città facciamo tappa a Upanga, dove c'è la sede centrale delle missioni dei Frati Cappuccini in Tanzania, mangiamo qualcosa e vorremmo anche rinfrescarci un pò, ma da qualche ora i rubinetti sono a secco!
Prima di avviarci per l'aeroporto, abbiamo un paio d'ore e non possiamo che tornare al mercato dell'artigianato: solite lunghe trattative e complicati calcoli in scellini, euro, dollari. Una decina di donne e uomini, giovani e ben vestiti, che fanno parte, mi dicono, di una setta "cristiana", passano più volte di fronte ai negozi, cantando e "arringando" a gran voce i presenti con un megafono, nella più totale indifferenza di tutti.
Alle 19 siamo in aeroporto per il viaggio notturno verso Roma, via Nairobi – Zurigo.
Anche il ritorno è senza contrattempi, a parte il fatto che la mattina dopo a Roma ci accorgiamo che tutte le nostre valige sono state aperte, anche quelle con il lucchetto e la combinazione, ma non manca niente e partiamo subito per tornare a casa.