Al termine i lavori per la realizzazione della scuola di Pikieko di Maria Antonietta
La città di Ouaga somiglia ad un paese dell’interno della Sicilia di cinquanta anni fa, dove si gira tra le 7 e le 9.30 del mattino, poi, al massimo, si sta seduti all’ombra di un albero: la temperatura esterna, infatti, tocca i 37 gradi. Tanto verde, ma perché adesso è la stagione delle piogge ed il cielo si fa improvvisamente buio, carico di nuvole che scaricano a terra tutta la violenza della natura. Lampi, tuoni, pioggia a scroscio, un vento fortissimo che squassa gli alberi, solleva sassi, stoppie e stuoie. Incredibile: in tutto questo i Burkinabés continuano a pedalare sulle loro biciclette e, sgargianti, intravedi i vestiti delle donne. Andare a visitare la scuola di Pikieko è stata un’avventura, con la pista ripetutamente interrotta da una serie di canali colmi di fanghiglia e due giovanotti in motocicletta – spuntati improvvisamente – a segnalare la pista percorribile. L’edificio scolastico è terminato: i lavori di costruzione sono stati ben eseguiti, soprattutto considerati gli esigui mezzi meccanici a disposizione… sembra un miracolo! Il giorno dell’inaugurazione, cui ho partecipato con il Signor Garba, il mio referente in Burkina, l’Ispettore scolastico e l’Ingegnere statale è stato un effluvio di riconoscenza , presentazioni, inchini, merci beaucoup, controllo dettagliato e minuzioso dei lavori fatti, ma la cosa che mi ha più colpita è l’inverosimile numero di persone che – come generato dalla vegetazione – è improvvisamente spuntato intorno a me, a manifestare tutto l’affetto, veramente tanto, che nutrono nei nostri e, in particolar modo, nei confronti di Vittorio. Oltre a portare a buon fine anche l’altro scopo del mio viaggio, l’acquisizione dei tre preventivi necessari all’acquisto delle attrezzature scolastiche, ho potuto realizzare anche un piccolo sogno personale: vedere il treno trisettimanale che collega Ouaga ad Abidjan, un serpente lungo 1.200 Km. che si snoda in questa terra affascinante e che ha segnato la storia del colonialismo francese. Per loro sarò sempre una nassarà, una bianca, ma che si sente a casa sua, felice di essere tra persone sempre contente, cortesi, serene e sorridenti. …come usano le donne nel loro intercalare Aiuaaaiiooaiiiii! Alla prossima.